Raccontare una storia vuol dire emozionare. Devi saper coinvolgere e creare interesse, perché oggi il marketing è basato sulle emozioni. Fare storytelling però non vuol dire pensare a cosa ti emoziona, ma cosa emoziona il tuo pubblico. Non è detto che una storia che in te suscita sensazioni emozionanti sia altrettanto importante (o percepita come tale) da chi la ascolta.
Troppo spesso le aziende hanno ragionato in questo modo: “ se piace a noi piace anche agli altri” oppure “è impossibile che questo non piaccia”. Il mondo è fatto di opinioni, sensazioni, punti di vista così diversi che non si può più cadere nella trappola del qualunquismo.
Oggi il marketing ruota intorno ai desideri, non ai bisogni. Alla base della decisione d’acquisto
c’è sì un problema e una necessità, ma è ai desideri che devi dare risposta.
Tutti, prima di un prodotto, cercano emozioni.
Lo Storytelling è la più antica forma di comunicazione. È ciò che ha unito tutti gli esseri umani, in ogni luogo e in ogni tempo – Rives Collins
Ecco che quindi lo storytelling serve per coinvolgere un pubblico suscitando in lui delle emozioni che lo colpiscano al punto tale da fargli mettere mano al portafogli.
Ma come raccontare una storia di questo tipo?
Qualsiasi esperienza, soprattutto se legata alla vita vera, può essere in grado di fare emotional branding, creare cioè quel legame tra brand e consumatori basato su un’esperienza emozionale che soddisfa un loro desiderio. Devi solo individuare quelle che credi possano suscitare una reazione tale da diventare riconoscibili. Il tuo può essere un racconto di perdita, che è un concetto alla base delle storie di salvezza, dove l’obiettivo è quello di trasmettere speranza. Da una situazione di buio alla luce, sono le narrazioni di liberazione, riparo e difesa.
Esempio di Storytelling di perdita
Questo spot racconta la storia di una rinascita, da una situazione di tristezza a cui inevitabilmente ci sentiamo vicini, perché la comprendiamo (e in cui forse, purtroppo, ci riconosciamo) ad una di speranza, come la gioia dello stare insieme, soprattutto a Natale. Non c’è narrazione testuale, solo una storia, scene e musica.
Il brand non compare mai, se non alla fine con il logo a chiusura dello spot.
È un crescendo di emozioni, dove la salvezza è collettiva, coinvolge tutta la famiglia, così come la nostra. Guarderemo con occhi diversi il giorno di Natale e quando ci capiterà di pensare a quel logo comparso alla fine, ci verrà in mente una storia di speranza. Quello della rinascita è un tema molto comune in diverse comunicazioni di brand.
Spesso i marchi sportivi, salutisti e biologici la declinano in storie di trasformazione, perché il messaggio che vogliono comunicare è che ciò che conta è avviare un cambiamento di mentalità per raggiungere una situazione di miglioramento.
Ad esempio le bevande Gatorade consentono al protagonista della storia, ovvero lo sportivo, di raggiungere i suoi obiettivi di performance sportiva, trasformandosi da semplice sportivo ad atleta. Cambiare è difficile, farlo però porta al successo. Non si tratta di costruire una storia in cui comunichi in maniera esplicita che usando il tuo prodotto o servizio permetterai il raggiungimento di questo obiettivo, devi comunque trovare una forma narrativa, una storia che appassioni gli spettatori.
Il tuo brand deve essere ispirazione, sostegno e direzione, le emozioni a cui devi puntare sono sintonia e coinvolgimento emotivo. Al centro della storia c’è la storia, ovvero il protagonista.
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